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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2009-12-31

Messaggio di fine anno del

Presidente della Repubblica

Giorgio Napolitano

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

40° Anniversario - UPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero:

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Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Palazzo del Quirinale, 31/12/2009

 

"Buona sera a voi che siete in ascolto.

Nel rivolgervi, mentre sta per concludersi il 2009, il più cordiale e affettuoso augurio, vorrei provarmi a condividere con voi qualche riflessione sul difficile periodo che abbiamo vissuto e su quel che ci attende. Un anno fa, molto forte era la nostra preoccupazione per la crisi finanziaria ed economica da cui tutto il mondo era stato investito. La questione non riguardava solo l'Italia, ma avevamo motivi particolari di inquietudine per il nostro paese.

Oggi, a un anno di distanza, possiamo dire che un grande sforzo è stato compiuto e che risultati importanti sono stati raggiunti al livello mondiale: non era mai accaduto nel passato, in situazioni simili, che i rappresentanti degli Stati più importanti, di tutti i continenti, si incontrassero così di frequente, discutessero e lavorassero insieme per cercare delle vie d'uscita nel comune interesse, e per concordare le decisioni necessarie. Proprio questo è invece accaduto nel corso dell'ultimo anno. L'Italia - sempre restando ancorata all'Europa - ha dato il suo apprezzato contributo, con il grande incontro del luglio scorso a L'Aquila, e ha per suo conto compiuto un serio sforzo.

Dico questo, vedete, guardando a quel che si è mosso nel profondo del nostro paese. Perché, lo so bene, abbiamo vissuto mesi molto agitati sul piano politico, ma ciò non deve impedirci di vedere come si sia operato in concreto da parte di tutte le istituzioni, realizzandosi, nonostante i forti contrasti, anche momenti di impegno comune e di positiva convergenza. Nello stesso tempo, nel tessuto più ampio e profondo della società si è reagito alla crisi con intelligenza, duttilità, senso di responsabilità, da parte delle imprese, delle famiglie, del mondo del lavoro.

Perciò guardiamo con fiducia, con più fiducia del 31 dicembre scorso, al nuovo anno.

Non posso tuttavia fare a meno di parlare del prezzo che da noi, in Italia, si è pagato alla crisi e di quello che ancora si rischia di pagare, specialmente in termini sociali e umani.C'è stata una pesante caduta della produzione e dei consumi ; ce ne stiamo sollevando; si è confermata la vocazione e intraprendenza industriale dell'Italia; ma ci sono state aziende, soprattutto piccole e medie imprese, che hanno subito colpi non lievi; e a rischio, nel 2010, è soprattutto l'occupazione. Si è fatto non poco per salvaguardare il capitale umano, per mantenere al lavoro forze preziose anche nelle aziende in difficoltà, e si è allargata la rete delle misure di protezione e di sostegno; ma hanno pagato, in centinaia di migliaia, i lavoratori a tempo determinato i cui contratti non sono stati rinnovati e le cui tutele sono rimaste deboli o inesistenti; e indubbia è oggi la tendenza a un aumento della disoccupazione, soprattutto di quella giovanile.

Vengono così in primo piano antiche contraddizioni, caratteristiche dell'economia e della società italiana. Dissi da questi schermi un anno fa: affrontiamo la crisi come grande prova e occasione per aprire al Paese nuove prospettive di sviluppo, facendo i conti con le insufficienze e i problemi che ci portiamo dietro da troppo tempo - dalla crisi deve e può uscire un'Italia più giusta. Ebbene, questo è il discorso che resta ancora interamente aperto, questo è l'impegno di fondo che dobbiamo assumere insieme noi italiani.

Ma come riuscirvi? Guardando con coraggio alla realtà nei suoi aspetti più critici, ponendo mano a quelle riforme e a quelle scelte che non possono più essere rinviate, e facendoci guidare da grandi valori: solidarietà umana, coesione sociale, unità nazionale.

Parto dalla realtà delle famiglie che hanno avuto maggiori problemi: le coppie con più figli minori, le famiglie con anziani, le famiglie in cui solo una persona è occupata ed è un operaio. Le indagini condotte anche in Parlamento ci dicono che nel confronto internazionale elevato è in Italia il livello della disuguaglianza e della povertà. Le retribuzioni dei lavoratori dipendenti hanno continuato ad essere penalizzate da un'alta pressione fiscale e contributiva; più basso è il reddito delle famiglie in cui ci sono occupati in impieghi "atipici", comunque temporanei.

Le condizioni più critiche si riscontrano nel Mezzogiorno e tra i giovani. Sono queste le questioni che richiedono di essere poste al centro dell'attenzione politica e sociale, e quindi dell'azione pubblica. L'economia italiana deve crescere di più e meglio che negli ultimi quindici anni: ecco il nostro obbiettivo fondamentale. E perché cresca in modo più sostenuto l'Italia, deve crescere il Mezzogiorno, molto più fortemente il Mezzogiorno. Solo così, crescendo tutta insieme l'Italia, si può dare una risposta ai giovani che s'interrogano sul loro futuro.

C'è una cosa che non ci possiamo permettere: correre il rischio che i giovani si scoraggino, non vedano la possibilità di realizzarsi, di avere un'occupazione e una vita degna nel loro, nel nostro paese. Ci sono nelle nuove generazioni riserve magnifiche di energia, di talento, di volontà : ci credo non retoricamente, ma perché ho visto di persona come si manifestino in concreto quando se ne creino le condizioni.

Ho visto la motivazione, ho visto la passione di giovani, tra i quali molte donne, che quest'anno mi è accaduto di incontrare nei laboratori di ricerca; la motivazione e l'orgoglio dei giovani specializzati che sono il punto di forza di aziende di alta tecnologia ; la passione e l'impegno che si esprimono nelle giovani orchestre concepite e guidate da generosi maestri. E penso alla motivazione e alla qualità dei giovani che si preparano alle selezioni più difficili per entrare in carriere pubbliche come la magistratura. Certo, sono queste le energie giovanili che hanno potuto prendere le strade migliori ; e tante sono purtroppo quelle che ancora si dibattono in una ricerca vana. Ma ho fiducia nell'insieme delle nuove generazioni che stanno crescendo ; a tutti i giovani la società e i poteri pubblici debbono dare delle occasioni, e in primo luogo debbono garantire l'opportunità decisiva di formarsi grazie a un sistema di istruzione più moderno ed efficiente, capace di far emergere i talenti e di premiare il merito.

Più crescita, più sviluppo nel Mezzogiorno, più futuro per i giovani, più equità sociale. Sappiamo che a tal fine ci sono riforme e scelte da non rinviare : proprio negli scorsi giorni il governo ne ha annunciato due su temi molto impegnativi, la riforma degli ammortizzatori sociali e la riforma fiscale. La prima è chiamata in particolare a dare finalmente risposte di sicurezza e tutela a coloro che lavorano in condizioni di estrema flessibilità e precarietà. La riforma annunciata per il fisco, è poi assolutamente cruciale; in quel campo, è vero, non si può più procedere con "rattoppi", vanno presentate e dibattute un'analisi e una proposta d'insieme. E in quel dibattito si misurerà anche una rinnovata presa di coscienza del problema durissimo del debito dello Stato. Intanto, il Parlamento si è impegnato a riordinare la finanza pubblica con la legge sul federalismo fiscale e a regolarla con un nuovo sistema di leggi e procedure di bilancio. Due riforme già votate, su cui il Parlamento è stato largamente unito.

E vengo alle riforme istituzionali, e alla riforma della giustizia, delle quali tanto si parla. Ho detto più volte quale sia il mio pensiero; sulla base di valutazioni ispirate solo all'interesse generale, ho sostenuto che anche queste riforme non possono essere ancora tenute in sospeso, perché da esse dipende un più efficace funzionamento dello Stato al servizio dei cittadini e dello sviluppo del paese. Esse dunque non sono seconde alle riforme economiche e sociali e non possono essere bloccate da un clima di sospetto tra le forze politiche, e da opposte pregiudiziali. La Costituzione può essere rivista - come d'altronde si propone da diverse sponde politiche - nella sua Seconda Parte. Può essere modificata, secondo le procedure che essa stessa prevede. L'essenziale è che - in un rinnovato ancoraggio a quei principi che sono la base del nostro stare insieme come nazione - siano sempre garantiti equilibri fondamentali tra governo e Parlamento, tra potere esecutivo, potere legislativo e istituzioni di garanzia, e che ci siano regole in cui debbano riconoscersi gli schieramenti sia di governo sia di opposizione.

Ho consigliato misura, realismo e ricerca dell'intesa, per giungere a una condivisione quanto più larga possibile, come ha di recente e concordemente suggerito anche il Senato. Voglio esprimere fiducia che in questo senso si andrà avanti, che non ci si bloccherà in sterili recriminazioni e contrapposizioni.

Il nuovo slancio di cui ha bisogno l'Italia, per andare oltre la crisi, verso un futuro più sicuro, richiede riforme, richiede convinzione e partecipazione diffuse in tutte le sfere sociali, richiede recupero di valori condivisi. Valori di solidarietà: e il paese, in effetti, se ne è mostrato ricco in quest'anno segnato da eventi tragici e dolorosi, da ultimo sconvolgenti alluvioni. Se ne è mostrato ricco stringendosi con animo fraterno alle popolazioni dell'Aquila e dell'Abruzzo colpite dal terremoto, o raccogliendosi commosso attorno alle famiglie dei caduti in Afganistan, e come sempre impegnandosi generosamente in molte buone cause, quelle del volontariato, della fattiva e affettuosa vicinanza ai portatori di handicap, ai più poveri, agli anziani soli, e del sostegno alla lotta contro le malattie più insidiose di cui soffrono anche tanti bambini.

E' necessario essere vicini a tutte le realtà in cui si soffre anche perché ci si sente privati di diritti elementari : penso ai detenuti in carceri terribilmente sovraffollate, nelle quali non si vive decentemente, si è esposti ad abusi e rischi, e di certo non ci si rieduca.

Solidarietà significa anche comprensione e accoglienza verso gli stranieri che vengono in Italia, nei modi e nei limiti stabiliti, per svolgere un onesto lavoro o per trovare rifugio da guerre e da persecuzioni: le politiche volte ad affermare la legalità, e a garantire la sicurezza, pur nella loro severità, non possono far abbassare la guardia contro razzismo e xenofobia, non possono essere fraintese e prese a pretesto da chi nega ogni spirito di accoglienza con odiose preclusioni. Anche su questo versante va tutelata la coesione, e la qualità civile, della società italiana.

Qualità civile, qualità della vita: aspetti, questi, da considerare essenziali per valutare la condizione di una società, il benessere e il progresso umano. Contano sempre di più fattori non solo di ordine materiale ma di ordine morale, che danno senso alla vita delle persone e della collettività e ne costituiscono il tessuto connettivo.

E' necessario che si riscoprano e si riaffermino valori troppo largamente ignorati e negati negli ultimi tempi. Più rispetto dei propri doveri verso la comunità, più sobrietà negli stili di vita, più attenzione e fraternità nei rapporti con gli altri, rifiuto intransigente della violenza e di ogni altra suggestione fatale che si insinua tra i giovani.

Considero importante il fatto che nel richiamo alla solidarietà e ai valori morali incontriamo la voce e l'impegno di religiosi e di laici, della Chiesa e del mondo cattolico. Così come nel discorso su una nuova concezione dello sviluppo - che tenga conto delle lezioni della crisi recente e dell'allarme per il clima e per l'ambiente - ritroviamo l'ispirazione e il pensiero del Pontefice. Vedo egualmente sentita da quel mondo l'esigenza dell'unità della nazione italiana.

In realtà, non è vero che il nostro paese sia diviso su tutto : esso è più unito di quanto appaia se si guarda solo alle tensioni della politica. Tensioni che è mio dovere sforzarmi di attenuare. E' uno sforzo che mi auguro possa dare dei frutti, come è sembrato dinanzi a un episodio grave, quello dell'aggressione al Presidente del Consiglio: si dovrebbero ormai, da parte di tutti, contenere anche nel linguaggio pericolose esasperazioni polemiche, si dovrebbe contribuire a un ritorno di lucidità e di misura nel confronto politico.

Io posso assicurarvi che sono deciso a perseverare nel mio impegno per una maggiore unità della nazione: un impegno che richiede ancora tempo e pazienza, ma da cui non desisterò.

Anche perché nulla è per me come Presidente di tutti gli italiani più confortante che contribuire alla serenità di tutti voi. Mi hanno toccato le parole del comandante di un contingente dei nostri cari militari impegnati in missioni all'estero. Mi ha detto - dieci giorni fa in videoconferenza per gli auguri di Natale - che lui e i suoi "ragazzi" traggono serenità dai miei messaggi quando gli giungono attraverso la televisione.

Sì, hanno bisogno di maggiore serenità tutti i cittadini in tempi difficili come quelli attuali, lavoratori, disoccupati, giovani alle prese con problemi assillanti, quanti sono all'opera per rilanciare la nostra economia, e quanti servono con scrupolo lo Stato, in particolare le forze armate chiamate a tutelare la pace e la stabilità internazionale, o le forze dell'ordine che combattono con crescente successo le organizzazioni criminali.

E a questo bisogno debbono corrispondere tutti coloro che hanno responsabilità elevate nella politica e nella società.

Serenità e speranza sento di potervi trasmettere oggi. Speranza guardando all'Italia che ha mostrato di volere e saper reagire alle difficoltà. Speranza guardando al mondo, per quanto turbato e sconvolto da conflitti e minacce, tra le quali si rinnova, sempre inquietante, quella del terrorismo. Speranza perché nuove luci per il nostro comune futuro sono venute dall'America e dal suo giovane Presidente, sono venute da tutti i paesi che si sono impegnati in un grande processo di cooperazione e riconciliazione, sono venute dalla nostra Europa, che ha scelto di rafforzare, con nuove istituzioni, la sua unità e rilanciare il suo ruolo, offrendo l'esempio della nostra pace nella libertà.

Questo è il mio messaggio e il mio augurio per il 2010, a voi italiane e italiani di ogni generazione e provenienza che salutate il nuovo anno con coloro che vi sono cari o lo salutate lontano dall'Italia ma con l'Italia nel cuore.

Ancora buon anno a tutti".

2009-12-31

 

 

QUIRINALE

http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Comunicato&key=9550

2010-01-01

1 Gennaio 2010

MESSAGGIO DI FINE ANNO

Napolitano: l'Italia ha bisogno

di solidarietà e riforme

L'Italia non è ancora fuori dalla crisi economica. Ha fatto tanto ma non abbastanza per trasformare le difficoltà in una occasione per creare un paese più forte e più giusto. Per questo, occorrono coraggio, riforme economiche e sociali, equità, più cura per chi subisce i danni più gravi: i ceti deboli e il Mezzogiorno. Ma servono anche le altre riforme: quelle istituzionali e della giustizia "non possono essere ancora tenute in sospeso, bloccate da un clima di sospetto" e da pregiudiziali. Ed occorre riformare anche il fisco e gli ammortizzatori sociali. Sono questi i richiami più forti del messaggio di fine anno di Giorgio Napolitano, il quarto del Settennato.

Il presidente della Repubblica ha parlato 19 minuti, 4 più dell'anno scorso, con severità. Ha invitato ad avere fiducia e speranza nelle capacità del paese di mostrasi più unito, di reagire alle difficoltà. Grande attenzione alle difficoltà dei giovani, dei ricercatori, di quelli che cercano lavoro o occasioni formative, perché "non possiamo permetterci - dice- che si scoraggino". Una sottolineatura del disagio sociale vissuto da famiglie, donne e lavoratori. Occorre sostenerli. Nel 2010, ha detto, è a rischio soprattutto l'occupazione, e già centinaia di migliaia di lavoratori con "tutele deboli o inesistenti" hanno perso l'occupazione perché i loro contratti non sono stati rinnovati. Napolitano ha denunciato le condizioni dei detenuti che vivono "in carceri terribilmente sovraffollate, nelle quali non si vive decentemente, si è esposti ad abusi e rischi, e di certo non si rieduca". Un passaggio che rimanda al caso Cucchi.

"Solidarietà" è stata una delle parole chiave del discorso. L'Italia ne è ricca, ha affermato Napolitano. S'é visto nell'assistenza ai terremotati abruzzesi, nella vicinanza ai familiari dei caduti in Afghanistan, nel volontariato. La solidarietà deve ispirare anche l'accoglienza ai lavoratori immigrati e ai rifugiati che scappano da guerre e persecuzioni. Le esigenze di maggior sicurezza "non possono far abbassare la guardia contro razzismo e xenofobia, né possono esser fraintese e prese a pretesto da chi nega ogni spirito di accoglienza con odiose preclusioni" . Ne va della "qualità civile della vita" nel nostro paese. Non è solo questione di benessere materiale, "é necessario che si riscoprano e riaffermino" valori troppo largamente ignorati e negati negli ultimi tempi: rispetto dei propri doveri, sobrietà negli stili di vita, attenzione e fraternità verso gli altri, rifiuto intransigente della violenza". I temi sociali non hanno messo in secondo piano la politica. "Abbiamo vissuto mesi molto agitati sul pian politico" ha ricordato il presidente, ma non è stata la paralisi, la società ha reagito e perciò "guardiamo con più fiducia di un anno fa" alla crisi e alla possibilità di realizzare le riforme non più rinviabili. Quella del fisco è "assolutamente cruciale, non si può fare con rattoppi, ma con analisi e una proposta d'insieme" e insieme si deve affrontare "il problema durissimo del debito pubblico".

Quelle della seconda parte della Costituzione e della giustizia occorrono per "un più efficace funzionamento dello Stato e non possono essere bloccate da un clima di sospetto fra le forze politiche e da opposte pregiudiziali". Occorre seguire le procedure previste dalla stessa Costituzione, ma è "essenziale" che ci sia un "rinnovato ancoraggio" ai principi nazionali e che "siano sempre garantiti equilibri fondamentali tra governo e Parlamento , tra potere esecutivo e legislativo e istituzioni di garanzia, e che ci siano regole in cui debbano riconoscersi gli schieramenti sia di governo sia di opposizione". Insomma, riforme largamente condivise. Napolitano é convinto che gli spiragli di dialogo che si sono aperti si consolideranno, che "si andrà avanti, non ci si bloccherà in sterili recriminazioni e contrapposizioni". Napolitano ha rinnovato la condanna dell'aggressione a Silvio Berlusconi e l'impegno ad operare per "attenuare le tensioni".

"E' mio dovere", ha detto. Come lo è, ha aggiunto, realizzare "una maggiore unità della nazione: un impegno che richiede ancora tempo e pazienza, ma da cui non desisterò". "I cittadini italiani in tempi difficili come quelli attuali - ha concluso - hanno bisogno di maggiore serenità e a questo bisogno devono corrispondere tutti coloro che hanno responsabilità elevate nella politica e nella società. Serenità e speranza che sento di potervi trasmettere oggi con il mio augurio per il 2010".

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2009-12-31

DOPO AGGRESSIONE A PREMIER TUTTI DEBBONO CONTENERE POLEMICHE

Napolitano: "Coraggio

e riforme per superare la crisi"

"La società italiana ha reagito con responsabilità. Nel 2010 a rischio soprattutto occupazione". Monito contro il razzismo. Elogio di Obama:"Nuove luci per il futuro"

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Il discorso del Presidente della Repubblica- seconda parte

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Il discorso del Presidente della Repubblica- terza parte

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Il discorso del Presidente della Repubblica- quarta parte

ROMA - È cominciato con una riflessione sul "difficile periodo che abbiamo vissuto e su quel che ci attende" il discorso di fine anno di Giorgio Napolitano, il primo rintracciabile anche online nella sua versione integrale su YouTube. Il presidente della Repubblica, che parlava dal suo studio al Quirinale, si è soffermato subito sulla crisi economica , che aveva suscitato "preoccupazione" e "inquietudine per il nostro Paese". Ma oggi, ha sottolineato Napolitano "a un anno di distanza, possiamo dire che un grande sforzo è stato compiuto e che risultati importanti sono stati raggiunti a livello mondiale".

SOCIETÀ ITALIANA HA REAGITO CON RESPONSABILITÀ - "Abbiamo vissuto mesi molto agitati sul piano politico ma ciò non deve impedirci di vedere come si sia operato in concreto da parte di tutte le istituzioni, realizzandosi, nonostante i forti contrasti, anche momenti di impegno comune e di positiva convergenza". "Nello stesso tempo, nel tessuto più ampio e profondo della società si è reagito alla crisi con intelligenza, duttilità, senso di responsabilità, da parte delle imprese, delle famiglie, del mondo del lavoro".

NEL 2010 A RISCHIO SOPRATTUTTO OCCUPAZIONE - L'Italia ha pagato un prezzo alto alla crisi e nel 2010 a rischio " è soprattutto l'occupazione". "C'è stata una pesante caduta della produzione e dei consumi; ce ne stiamo sollevando; si è confermata la vocazione e intraprendenza industriale dell'Italia; ma ci sono state aziende, soprattutto piccole e medie imprese, che hanno subito colpi non lievi". Napolitano ha aggiunto:" Si è fatto non poco per salvaguardare il capitale umano, per mantenere al lavoro forze preziose ma anche nelle aziende in difficoltà, e si è allargata la rete delle misure di protezione e di sostegno; ma hanno pagato, in centinaia di migliaia, i lavoratori a tempo determinato i cui contratti non sono stati rinnovati e le cui tutele sono rimaste deboli o inesistenti; e indubbia è oggi la tendenza a un aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile".

CORAGGIO E RIFORME PER SUPERARE LA CRISI - Per riuscire a superare la crisi e uscirne con un'Italia più giusta, "occorre guardare con coraggio alla realtà nei suoi aspetti più critici, ponendo mano a quelle riforme e a quelle scelte che non possono più essere rinviate, e facendoci guidare da grandi valori: solidarietà umana, coesione sociale, unità nazionale", ha detto il presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno. E la realtà, ha aggiunto, porta a guardare i problemi di coloro che hanno "avuto maggiori" problemi dalla crisi.

I PIÙ DEBOLI SONO LA PRIORITÀ DELL'ITALIA - I più deboli, le fasce penalizzate, le famiglie con più figli minori, il Mezzogiorno, gli anziani: sono queste le priorità dell'Italia indicate dal Presidente. "Le indagini condotte anche in Parlamento ci dicono che nel confronto internazionale elevato è in Italia il livello della disuguaglianza e della povertà. Le retribuzioni dei lavoratori dipendenti - ha detto Napolitano - hanno continuato ad essere penalizzate da un'alta pressione fiscale e contributiva; più basso è il reddito delle famiglie in cui ci sono occupati in impieghi atipici, comunque temporanei". "Le condizioni più critiche si riscontrano nel Mezzogiorno e tra i giovani. Sono queste le questioni che richiedono di essere al centro dell'attenzione politica e sociale, e quindi dell'azione pubblica", ha sottolineato il capo dello Stato. L'economia italiana "deve crescere di più e meglio che negli ultimi 15 anni: ecco il nostro obiettivo fondamentale. E perchè cresca in modo più sostenuto l'Italia deve crescere il Mezzogiorno, molto più fortemente il Mezzogiorno. Solo così, crescendo tutta insieme l'Italia, si può dare una risposta ai giovani che s'interrogano sul loro futuro".

ITALIA NON SI PUÒ PERMETTERE GIOVANI SCORAGGIATI - " Se c'è una cosa che non ci possiamo permettere: correre il rischio che i giovani si scoraggino, non vedano la possibilità di realizzarsi, di avere una occupazione e una vita degna nel loro, nel nostro Paese". " Ci sono nelle nuove generazioni riserve magnifiche di energia, di talento, di volontà: ci credo non retoricamente, ma perchè ho visto di persona come si manifestino in concreto quando se ne creino le condizioni".

"Ho visto - ha aggiunto il capo dello Stato - la motivazione, ho visto la passione di giovani, tra i quali molte donne, che quest'anno mi è accaduto di incontrare nei laboratori di ricerca; la motivazione e l'orgoglio dei giovani specializzati che sono il punto di forza di aziende di alta tecnologia; la passione e l'impegno che si esprimono nelle giovani orchestre concepite e guidate da giovani maestri".

E Napolitano conclude affermando di avere fiducia " nell'insieme delle giovani generazioni che stanno crescendo; a tutti i giovani la società e i poteri pubblici debbono garantire l'opportunità decisiva di formarsi grazie ad un sistema di istruzione più moderno ed efficiente, capace di far emergere i talenti e premiare il merito".

RIFORME - Giorgio Napolitano nel suo messaggio di fine anno al Paese mette in primo piano, tra le riforme indispensabili, quella degli ammortizzatori sociali e quella fiscale. La prima è chiamata a dare finalmente risposte di sicurezza e tutela a coloro che lavorano in condizioni di estrema flessibilità e precarietà, dice. Ma non servono "rattoppi", aggiunge.. Nel dibattito -prosegue il Capo dello Stato -ci deve essere anche una "rinnovata" presa di coscienza del "problema durissimo del debito dello stato". Le riforme istituzionali e la riforma della giustizia "non possono essere ancora tenute in sospeso". "Da esse - afferma il presidente della Repubblica - dipende un più efficace funzionamento dello Stato al servizio dei cittadini e dello sviluppo del Paese". Le riforme istituzionali e della giustizia devono essere fatte subito "sulla base di valutazioni ispirate solo all'interesse generale". "Ho detto più volte quale sia il mio pensiero - ricorda Napolitano -: sulla base di valutazioni ispirate solo all'interesse generale, ho sostenuto che anche queste riforme non possono essere ancora tenute in sospeso , perchè da esse dipende un più efficace funzionamento dello Stato al servizio dei cittadini e dello sviluppo del Paese". Le riforme istituzionali e della giustizia "non sono seconde alle riforme economiche e sociali e non possono essere bloccate da un clima di sospetto tra le forze politiche e da opposte pregiudiziali".

SECONDA PARTE COSTITUZIONE PUÒ ESSERE RIVISTA - "La Costituzione può essere rivista, come d'altronde si propone da diverse sponde politiche, nella sua seconda parte. Può essere modificata, secondo le procedure che essa stessa prevede". Nel modificare la Costituzione "l'essenziale è che, in un rinnovato ancoraggio a quei principi che sono la base del nostro stare insieme come nazione, siano sempre garantiti equilibri fondamentali tra governo e parlamento, tra potere esecutivo, potere legislativo e istituzioni di garanzia. E che ci siano regole nelle quali si debbano riconoscere gli schieramenti sia di governo sia di opposizione".

NON ABBASSARE GUARDIA CONTRO RAZZISMO - Dura la condanna del razzismo. Dopo aver richiamato al dovere dell'accoglienza verso chi viene in Italia "per svolgere un onesto lavoro", Napolitano sottolinea che "le politiche volte ad affermare la legalità e a garantire la sicurezza, pur nella loro severità, non possono far abbassare la guardia contro il razzismo e la xenofobia, non possono essere fraintese o prese a pretesto da chi nega ogni spirito di accoglienza con odiose preclusioni".

RIAFFERMARE VALORE SOBRIETÀ STILI VITA - "È necessario che si riscoprano e si riaffermino valori troppo largamente ignorati e negati negli ultimi tempi", dice Giorgio Napolitano nel suo discorso di fine anno. "Più rispetto dei propri doveri verso la comunità - elenca - più sobrietà negli stili di vita, più attenzione e fraternità nei rapporti con gli altri, rifiuto intransigente della violenza e di ogni altra suggestione fatale che si insinua tra i giovani".

IMPORTANTE LA VOCE DELLA CHIESA SU SOLIDARIETÀ, VALORI MORALI E SVILUPPO - "Considero importante il fatto che nel richiamo alla solidarietà e ai valori morali incontriamo la voce e l'impegno dei religiosi e di laici, della Chiesa e del mondo cattolico. Cosi come, nel discorso su una nuova concezione dello sviluppo, che tenga conto delle lezioni della crisi recente e dell'allarme per il clima e per l'ambiente, ritroviamo l'ispirazione e il pensiero del Pontefice. Vedo egualmente sentita da quel mondo l'esigenza dell'unità della nazione italiana".

DOPO AGGRESSIONE A PREMIER TUTTI DEBBONO CONTENERE POLEMICHE - "In realtà non è vero che il nostro Paese sia diviso su tutto: esso è più unito di quanto appaia se si guarda solo alle tensioni della politica". "Tensioni - sottolinea il Presidente della Repubblica - che è mio dovere sforzarmi di attenuare". E Napolitano ricorda in proposito la recente aggressione al Premier: "È uno sforzo che mi auguro possa dare frutti,come è sembrato dinanzi a un episodio grave, quello dell'aggressione al Presidente del Consiglio: si dovrebbe ormai, da parte di tutti, contenere anche nel linguaggio pericolose esasperazioni polemiche, si dovrebbe contribuire - conclude - a un ritorno di lucidità e di misura nel confronto politico".

PERSEVERARE PER UNITÀ NAZIONE - "Io posso assicurarvi che sono deciso a perseverare nel mio impegno per una maggiore unità della nazione: un impegno che richiede ancora tempo e pazienza, ma da cui non desisterò".

VICINI A DETENUTI IN CARCERI SOVRAFFOLLATE - "È necessario essere vicini a tutte le realtà in cui si soffre anche perchè ci si sente privati di diritti elementari: penso ai detenuti in carceri terribilmente sovraffollate, nelle quali non si vive decentemente, si è esposti ad abusi e rischi, e di certo non ci si rieduca".

ELOGIO DI OBAMA - Nel parlare nel suo discorso di fine anno della possibilità di guardare al futuro con speranza, Giorgio Napolitano ha tessuto l'elogio di Obama: "Nuove luci per il nostro comune futuro - dice - sono venute dall'America e dal suo giovane presidente". Napolitano estende questo giudizio positivo a tutti i Paesi "che si sono impegnati in un grande processo di cooperazione e riconciliazione" e dall'Europa che "ha scelto di rafforzare, con nuove istituzioni, la sua unità e rilanciare il suo ruolo". Il discorso di Giorgio Napolitano si è chiuso con il saluto e l'augurio per il 2010 a tutti gli italiani: "a voi italiane e italiani - dice Napolitano - di ogni generazione e provenienza che salutate il nuovo anno con coloro che vi sono cari o lo salutate lontano dall'Italia ma con l'Italia nel cuore".

 

31 dicembre 2009

 

 

 

 

 

il discorso di fine anno alla nazione

Elogi unanimi a Napolitano

Condivisione dI tutte le forze politiche per le parole del Presidente. Di Pietro: "Ma non firmi leggi ad personam"

ROMA - Elogi unanimi per il discorso di fine anno alla Nazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Unica puntualizzazione quella di Antonio Di Pietro, che esprime condivisione per le parole del Presidente, ma si augura "che non firmi leggi ad personam"

SCHIFANI: DISCORSO IMPRONTATO A GRANDI VALORI" - "Un messaggio che sicuramente gli italiani, le Istituzioni e i partiti non potranno che apprezzare e fare proprio in tutti i suoi aspetti e richiami". Così il presidente del Senato, Renato Schifani, a commento del messaggio di fine anno del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. "Un discorso - aggiunge Schifani - improntato a tre grandi valori: solidarietà umana, coesione sociale e unità nazionale. Parole forti e autorevoli che richiamano tutte le forze politiche ad una maggiore etica nei comportamenti per favorire una più forte coesione del Paese e della sua unità. Strategico il richiamo al Mezzogiorno, visto come volano indispensabile per la crescita dell’intero Paese, del quale i giovani costituiscono risorsa e speranza". "Assai importante - conclude Schifani - l’invito a riforme il più largamente condivisibili, il richiamato spirito di pacificazione della Nazione dopo i fatti di Milano, il riferimento alla quotidiana azione di solidarietà promossa dal volontariato laico, cattolico e dalla Chiesa".

FINI: "CONDIVIDO; ORA IMPEGNO PER BENE COMUNE" - "Condivido appieno le parole alte e nobili del Capo dello Stato, il quale si è reso interprete di quel sentimento sempre più diffuso nel Paese, che auspica l'avvio di una nuova fase politica, e di riforme istituzionali, basata sul civile e democratico confronto delle opinioni. Questo rende ancora più indispensabile per tutti, in primis per governo e opposizione, un forte impegno per quel bene comune e soprattutto per i giovani che il Capo dello Stato ha lucidamente sottolineato". Così il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha commentato il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

CASINI: "PATTO PER FAMIGLIA E LAVORO" - "Raccogliamo con convinzione l’appello del Capo dello Stato alla coesione nazionale: è necessario lavorare con fiducia e spirito di unità nazionale per uscire definitivamente dalla crisi economica e sociale". Lo dice il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. "Abbiamo apprezzato fortemente - aggiunge Casini - l’esortazione a un impegno comune a favore dell’occupazione così come il riconoscimento che il Presidente Napolitano ha rivolto alle famiglie italiane e in questo troviamo una significativa sintonia con le parole che ha pronunciato in queste ore il Santo Padre. È necessario che il 2010 si apra con un patto comune per il lavoro e per la famiglia".

CALDEROLI: "ANCHE NOI SPERIAMO CON IL PRESIDENTE" - "Anche noi speriamo con il presidente": è questo il primo commento del ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, interpellato dall'ANSA, a proposito del discorso di fine anno del presidente Napolitano. Calderoli, che è a Ponte di Legno (Brescia), insieme con Umberto Bossi, per festeggiare il capodanno, ha spiegato che a suo parere "quello del presidente è stato un discorso di pace e bene e di tanta speranza. E anche noi leghisti speriamo con il presidente".

DI PIETRO: "NON FIRMI LEGGI AD PERSONAM" - "Il discorso di Napolitano è di per sè condivisibile come tutte le dichiarazioni di buoni propositi. Sono improcrastinabili le riforme che garantiscano un futuro a questo Paese. Ci vogliono maggiori risorse per le fasce sociali più deboli e interventi economici strutturali seri. Ma per quanto riguarda la riforma della giustizia il problema è sempre lo stesso: le riforme che vuole questo Governo sono solo ed esclusivamente norme per salvare Berlusconi dai suoi guai giudiziari, quindi processo breve, legittimo impedimento e il solito elenco di provvedimenti ad personam noti ormai a tutti. Insomma, su questo tema, non credo si possa parlare di clima di sospetto, ma di certezza, visto che questi provvedimenti sono già all'esame del Parlamento. Sono sicuro che il Presidente della Repubblica saprà essere garante dei principi della Costituzione e che, questa volta, non firmerà questi orrori". Lo afferma Antonio Di Pietro, Presidente dell'Italia dei Valori, commentando il discorso del Presidente della Repubblica.

BERSANI: "RICHIAMO A VERI TEMI CRUCIALI NON SIA INEVASO" -"Un messaggio ancora una volta autorevole e chiaro che ha il suo cuore nell’esigenza di riforme sociali e istituzionali. Il richiamo al lavoro dei giovani ed alle condizioni del Mezzogiorno non può restare inevaso": lo dichiara il Segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, commentando il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica.

CICCHITTO: "AL DI SOPRA DI PARTI E COSTRUTTIVO" - "Il contributo del Presidente della Repubblica è stato al di sopra delle parti, positivo e costruttivo". Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del PdL, esprime questa valutazione sul discorso del capo dello Stato. "Evidentemente l'interrogativo che è aperto è se nel confronto tra maggioranza ed opposizione prevarranno le intenzioni costruttive o se riemergerà la deriva distruttiva, che si è fatta sentire per molti mesi nel 2009". Secondo Cicchitto, Napolitano "si è misurato nel suo discorso con i grandi problemi che sono di fronte all'Italia per quel che riguarda l'economia, la sicurezza, la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Nel suo pacato ragionamento c'è stato per un verso un riconoscimento di ciò che è stato fatto dal governo e per altro verso ha evidenziato ciò che ancora resta da fare".

EPIFANI: "VIVO APPREZZAMENTO SU CRISI, FISCO, SUD" - Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, esprime "vivo apprezzamento" per il discorso di fine anno del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Siamo grati al presidente Napolitano per l’attenzione che anche questa sera, come in tante altre occasioni, ha voluto esprimere nei confronti del mondo del lavoro e per il suo appello all’impegno a favore di chi sta attraversando una fase così pesante di incertezza per il proprio futuro, dei giovani precari, del Mezzogiorno" ha detto Epifani. "È molto importante - prosegue il leader Cgil - che dalla più alta carica dello Stato e a nome di tutto il Paese arrivi una tale manifestazione di vicinanza ai tanti italiani in difficoltà. E inoltre molto significativo e condivisibile il rilievo che il presidente ha riservato alla riforma fiscale. Anche in relazione alle parole del presidente esprimo l’auspicio che il 2010 veda un maggiore e più profondo impegno del governo a favore di chi sta subendo gli effetti più devastanti di questa pesante crisi economica".

 

31 dicembre 2009

REPUBBLICA

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2009-12-31

Crisi economica, lavoro, unità della nazione e giovani nel discorso di Napolitano

"Fatto un grande sforzo. Va garantito un futuro alle nuove generazioni"

Napolitano: "Il paese è unito

adesso riforme condivise"

"La sicurezza non sia pretesto per chi nega accoglienza con odiose preclusioni"

di GIOVANNI GAGLIARDI

Napolitano: "Il paese è unito adesso riforme condivise"

Giorgio Napolitano

ROMA - Occupazione, coesione nazionale, giovani, riforme, solidarietà. Giorgio Napolitano, nel messaggio di fine anno - il quarto del suo settennato - ha messo al centro i grandi e complessi temi sui quali la politica si troverà a dover dare delle risposte a breve. Ha anche espresso solidarietà al premier Silvio Berlusconi e rivolto un pensiero alle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo e a quelle colpite dalle ultime alluvioni, eventi tragici nei quali tuttavia il paese ha saputo dare prova, a suo giudizio, di grande solidarietà. Ha parlato 19 minuti, 4 più dell'anno scorso. Ha invitato alla fiducia e alla speranza nelle capacità del Paese di mostrasi più unito, di reagire alle difficoltà. Un discorso che ha subito ottenuto l'apprezzamento bipartisan da vertici istituzionali e dai rappresentanti dei partiti.

IL TESTO INTEGRALE DEL MESSAGGIO

Le riforme. Il presidente ha rivolto l'ennesimo appello a un clima sereno che permetta l'avvio di una nuova stagione di riforme, quelle - ha ricordato - di cui ha bisogno il Paese "perché da esse dipende lo sviluppo del paese e un più efficace funzionamento dello Stato al servizio dei cittadini". Non sono, dunque, "seconde alle riforme economiche e sociali e non possono essere bloccate da un clima di sospetto tra le forze politiche, e da opposte pregiudiziali".

La fiducia nel nuovo anno. E' stato anche un messaggio di fiducia, dopo un anno caratterizzato dalla più grande crisi economica degli ultimi 80 anni, e all'inizio di un anno nuovo sul quale peseranno le conseguenze della recessione. "Un grande sforzo è stato compiuto e risultati importanti sono stati raggiunti al livello mondiale", ha detto Napolitano, sottolineando l'impegno internazionale e il ruolo che ha avuto l'Italia "con il grande incontro del luglio scorso all'Aquila, e ha per suo conto compiuto un serio sforzo".

Crisi e occupazione. Quanto alla crisi economica, il capo dello Stato ha voluto sottolineare che "si è fatto non poco per salvaguardare il capitale umano, ma hanno pagato, in centinaia di migliaia, i lavoratori a tempo determinato i cui contratti non sono stati rinnovati e le cui tutele sono rimaste deboli o inesistenti ; e indubbia è oggi la tendenza a un aumento della disoccupazione, soprattutto di quella giovanile".

Le famiglie in sofferenza. Il presidente si è soffermato sulle ristrettezze imposte dalla crisi. Dalle famiglie e dal ceto medio impoverito alle piccole e medie imprese in sofferenza. "Le indagini condotte anche in Parlamento - ha osservato - ci dicono che nel confronto internazionale elevato è in Italia il livello della disuguaglianza e della povertà. Le retribuzioni dei lavoratori dipendenti hanno continuato ad essere penalizzate da un'alta pressione fiscale e contributiva; più basso è il reddito delle famiglie in cui ci sono occupati in impieghi "atipici", comunque temporanei".

Il Mezzogiorno. Anche il Sud nel cuore del messaggio. "L'economia italiana deve crescere di più e meglio che negli ultimi quindici anni: ecco il nostro obbiettivo fondamentale". A questo scopo, "deve crescere molto più fortemente il Mezzogiorno. Solo così, crescendo tutta insieme l'Italia, si può dare una risposta ai giovani che s'interrogano sul loro futuro".

Questione sociale e riforme. Servono politiche di ampio respiro per rilanciare il sistema Paese, per le quali è necessario un confronto sereno e serrato tra le forze politiche. "Più crescita, più futuro per i giovani, più equità sociale. Sappiamo che a tal fine ci sono riforme e scelte da non rinviare: proprio negli scorsi giorni - ha ricordato Napolitano - il governo ne ha annunciato due su temi molto impegnativi, la riforma degli ammortizzatori sociali e la riforma fiscale".

La riforma fiscale. E proprio la riforma del fisco è "assolutamente cruciale, non si può fare con rattoppi, ma con analisi e una proposta d'insieme" e insieme si deve affrontare "il problema durissimo del debito pubblico". Ma per mettere mano alle riforme, compresa quelle della seconda parte della Costituzione e della giustizia, è "essenziale - ha ricordato il capo dello Stato - che siano sempre garantiti equilibri fondamentali tra governo e Parlamento, tra potere esecutivo, potere legislativo e istituzioni di garanzia, e che ci siano regole in cui debbano riconoscersi gli schieramenti sia di governo sia di opposizione".

Richiamo all'etica. E non è un caso che, all'indomani dell'aggressione di poche settimane fa subita da Berlusconi, Napolitano abbia detto a chiare lettere che non si deve indulgere né alle tentazioni di dare scossoni extraparlamentari al governo, né a teorie complottistiche che avrebbero come unico effetto quello di avvelenare il clima. "Si dovrebbero ormai, da parte di tutti - ha ribadito - contenere anche nel linguaggio pericolose esasperazioni polemiche, si dovrebbe contribuire a un ritorno di lucidità e di misura nel confronto politico".

La coesione. Napolitano ha rivolto un appello al governo e ai partiti per fare di più per rispondere alle difficoltà economiche in un clima di coesione utile ad avviare le riforme economiche e istituzionali di cui l'Italia ha forte necessità. Ed è tornato ad auspicare un maggiore clima di collaborazione e di serenità: "A questo bisogno debbono corrispondere tutti coloro che hanno responsabilità elevate nella politica e nella società".

La sicurezza non sia pretesto per i razzismi. Sì alla sicurezza, a una maggiore "comprensione e accoglienza verso gli stranieri che vengono in Italia, nei modi e nei limiti stabiliti, per svolgere un onesto lavoro o per trovare rifugio da guerre e da persecuzioni". Le politiche volte ad affermare la legalità "e a garantire la sicurezza, pur nella loro severità, non possono far abbassare la guardia contro razzismo e xenofobia, né possono esser fraintese e prese a pretesto da chi nega ogni spirito di accoglienza con odiose preclusioni".

Le carceri. A sorpresa ha poi rivolto un pensiero ai detenuti "in carceri terribilmente sovraffollate, nelle quali non si vive decentemente, si è esposti ad abusi e rischi, e di certo non ci si rieduca".

Obama. Infine Napolitano ha guardato con preoccupazione alla minaccia del terrorismo ma, ha anche ricordato che "nuove luci per il nostro comune futuro sono venute dall'America e dal suo giovane presidente, sono venute da tutti i paesi che si sono impegnati in un grande processo di cooperazione e riconciliazione, sono venute dalla nostra Europa, che ha scelto di rafforzare, con nuove istituzioni, la sua unità e rilanciare il suo ruolo, offrendo l'esempio della nostra pace nella libertà".

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Plauso bipartisan dopo il discorso di fine anno del capo dello Stato

Fini: "Raccogliere il richiamo al civile e democratico confronto delle opinioni"

Schifani: "Nel discorso di Napolitano

tre grandi valori e un richiamo all'etica"

Schifani: "Nel discorso di Napolitano tre grandi valori e un richiamo all'etica"

Giorgio Napolitano

ROMA - "Un messaggio che sicuramente gli italiani, le istituzioni e i partiti non potranno che apprezzare e fare proprio in tutti i suoi aspetti e richiami". E' del presidente del Senato, Renato Schifani, il primo commento al discorso di fine anno del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Che riscuote un plauso bipartisan per chiarezza, autorevolezza, per il richiamo "al lavoro dei giovani e alle condizioni del Mezzogiorno che - dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani - non può restare inevaso". "Condivisibile come tutte le dichiarazioni di buoni proposito" per il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, che poi batte sui consueti tasti: "Quanto alla riforma della giustizia, le riforme che vuole questo governo sono solo norme per salvare Berlusconi dai suoi guai giudiziari", e si dice "sicuro che il presidente saprà essere garante dei principi della Costituzione e che non firmerà questi orrori".

Schifani parla dei "tre grandi valori", la solidarietà umana, la coesione sociale e l'unità nazionale, che Napolitano ha posto al centro del proprio discorso con "parole forti e autorevoli che richiamano tutte le forze politiche a una maggiore etica nei comportamenti". Definisce "strategico" il richiamo al Mezzogiorno, "volàno indispensabile per la crescita del Paese, del quale i giovani costituiscono risorsa e speranza", e sottolinea "l'invito a riforme il più largamente condivisibili, il richiamato spirito di pacificazione della nazione dopo i fatti di Milano (l'aggressione a Silvio Berlusconi, ndr), il riferimento alla quotidiana azione di solidarietà promossa da volontariato laico, cattolico e Chiesa".

Parole "alte e nobili" quelle del capo dello Stato per il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Che raccoglie l'auspicio per "l'avvio di una nuova fase politica, e di riforme istituzionali, basata sul civile e democratico confronto delle opinioni" e richiama alla necessità "da parte di tutti, governo e opposizione, di un forte impegno".

Un contributo "al di sopra delle parti, positivo e costruttivo" per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl. Che poi osserva: "Evidentemente l'interrogativo che è aperto, è se nel confronto tra maggioranza e opposizione prevarranno le intenzioni costruttive o se riemergerà la deriva distruttiva, che si è fatta sentire per molti mesi nel 2009". Nel messaggio, aggiunge Cicchitto, "c'è stato per un verso un riconoscimento di ciò che è stato fatto dal governo e, per altro verso, ciò che ancora resta da fare".

"Anche noi speriamo con il presidente", è il commento del ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli. Il quale - da Ponte di Legno, dove festeggia il Capodanno con Umberto Bossi - spiega che "quello del presidente è stato un discorso di pace e bene e di tanta speranza. E anche noi leghisti speriamo con il presidente".

Apprezza Pier Luigi Bersani il messaggio "che ha il suo cuore nell'esigenza di riforme sociali e istituzionali" e "il richiamo al lavoro dei giovani e alle condizioni del Mezzogiorno, che non può restare inevaso". Il segretario del Pd sollecita governo e Parlamento a "darsi un'agenda sui temi sociali a partire dal punto di vista delle nuove generazioni, colpite in modo più pesante dalla crisi". "Noi - aggiunge - metteremo questo tema al centro e ribadiamo l'impegno a concorrere a un ammodernamento delle nostre istituzioni secondo le linee che il presidente ha tracciato con nettezza".

L'Udc, afferma Pier Ferdinando Casini, raccoglie "con convinzione l'appello alla coesione nazionale: è necessario lavorare con fiducia e spirito di unità - dice - per uscire definitivamente dalla crisi economica e sociale". Forte l'apprezzamento per l'esortazione "a un impegno comune a favore dell'occupazione" così come il riconoscimento "rivolto alle famiglie italiane". E conclude: "E' necessario che il 2010 si apra con un patto comune per il lavoro e per la famiglia".

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L'UNITA'

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2009-12-31

Napolitano: "Puntiamo su Mezzogiorno e giovani"

Per riuscire a superare la crisi e uscirne con un'Italia più giusta, "occorre guardare con coraggio alla realtà nei suoi aspetti più critici, ponendo mano a quelle riforme e a quelle scelte che non possono più essere rinviate, e facendoci guidare da grandi valori: solidarietà umana, coesione sociale, unità nazionale", ha detto il presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno. E la realtà, ha aggiunto, porta a guardare i problemi di coloro che hanno "avuto maggiori" problemi dalla crisi.

NEL 2010 A RISCHIO SOPRATTUTTO OCCUPAZIONE

L'Italia ha pagato un prezzo alto alla crisi e nel 2010 a rischio " è soprattutto l'occupazione". Giorgio Napolitano traccia un bilancio di questa anno di crisi economica nel discorso di fine d'anno:" C'é stata una pesante caduta della produzione e dei consumi; ce ne stiamo sollevando; si è confermata la vocazione e intraprendenza industriale dell'Italia; ma ci sono state aziende, soprattutto piccole e medie imprese, che hanno subito colpi non lievi". Napolitano ha aggiunto:" Si è fatto non poco per salvaguardare il capitale umano, per mantenere al lavoro forze preziose ma anche nelle aziende in difficoltà, e si è allargata la rete delle misure di protezione e di sostegno; ma hanno pagato, in centinaia di migliaia, i lavoratori a tempo determinato i cui contratti non sono stati rinnovati e le cui tutele sono rimaste deboli o inesistenti; e indubbia è oggi la tendenza a un aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile".

RIFORME AMMORTIZZATORI E FISCALE: NIENTE RATTOPPI

Napolitano nel suo messaggio di fine anno al Paese mette in primo piano, tra le riforme indispensabili, quella degli ammortizzatori sociali e quella fiscale. La prima è chiamata a dare finalmente risposte di sicurezza e tutela a coloro che lavorano in condizioni di estrema flessibilità e precarietà, dice. Ma non servono "rattoppi", aggiunge.. Nel dibattito -prosegue il Capo dello Stato -ci deve essere anche una "rinnovata" presa di coscienza del "problema durissimo del debito dello stato".

NON PIU' IN SOSPESO RIFORME E GIUSTIZIA

Le riforme istituzionali e la riforma della giustizia "non possono essere ancora tenute in sospeso". E ' uno dei passaggi centrali del discorso di fine anno del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. ''Da esse - afferma il presidente della Repubblica - dipende un più efficace funzionamento dello Stato al servizio dei cittadini e dello sviluppo del paese".

Le riforme istituzionali e della giustizia devono essere fatte subito "sulla base di valutazioni ispirate solo all'interesse generale". Lo afferma il Capo dello Stato Giorgio Napolitano nel discorso augurale di fine anno. "Ho detto più volte quale sia il mio pensiero - ricorda Napolitano -: sulla base di valutazioni ispirate solo all'interesse generale, ho sostenuto che anche queste riforme non possono essere ancora tenute in sospeso , perché da esse dipende un più efficace funzionamento dello Stato al servizio dei cittadini e dello sviluppo del Paese".

Le riforme istituzionali e della giustizia "non sono seconde alle riforme economiche e sociali e non possono essere bloccate da un clima di sospetto tra le forze politiche e da opposte pregiudiziali". Lo afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

"La Costituzione può essere rivista, come d'altronde si propone da diverse sponde politiche, nella sua seconda parte. Può essere modificata, secondo le procedure che essa stessa prevede", aggiunge Napolitano.

PIU' CRESCITA PER SUD E PIU' FUTURO PER GIOVANI

Più crescita, più sviluppo nel mezzogiorno, più futuro per i giovani, più equità sociale. E' quanto chiede il presidente della Repubblica nel suo messaggio di fine anno spiegando che a tal fine ci sono riforme non più da rinviare.

GUARDIAMO CON PIU' FIDUCIA A NUOVO ANNO

La società italiana, dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo messaggio di fine anno, ha reagito alla crisi "con intelligenza, duttilità, senso di responsabilità". E le istituzioni, nonostante siano stati vissuti "mesi molto agitati sul piano politico" hanno realizzato "anche momenti di impegno comune e di positiva convergenza". Perciò, sottolinea Napolitano, "guardiamo con fiducia, con più fiducia del 31 dicembre scorso, al nuovo anno".

NON E' VERO CHE PAESE DIVISO SU TUTTO

"In realtà non è vero che il nostro Paese sia diviso su tutto: esso è più unito di quanto appaia se si guarda solo alle tensioni della politica". Giorgio Napolitano invita nel suo discorso di fine d'anno a superare le tensioni, "Tensioni - sottolinea il Presidente della Repubblica - che è mio dovere sforzarmi di attenuare". E Napolitano ricorda in proposito la recente aggressione al Premier: "E' uno sforzo che mi auguro possa dare frutti,come è sembrato dinanzi a un episodio grave, quello dell'aggressione al Presidente del Consiglio: si dovrebbe ormai, da parte di tutti, contenere anche nel linguaggio pericolose esasperazioni polemiche, si dovrebbe contribuire - conclude - a un ritorno di lucidità e di misura nel confronto politico".

NON ABBASSARE GUARDIA CONTRO RAZZISMO

Dura condanna del razzismo nel discorso di fine anno del presidente della Repubblica. Dopo aver richiamato al dovere dell'accoglienza verso chi viene in Italia "per svolgere un onesto lavoro", Napolitano sottolinea che "le politiche volte ad affermare la legalità e a garantire la sicurezza, pur nella loro severità, non possono far abbassare la guardia contro il razzismo e la xenofobia, non possono essere fraintese o prese a pretesto da chi nega ogni spirito di accoglienza con odiose preclusioni" .

UNITA' DELLA NAZIONE

"Io posso assicurarvi che sono deciso a perseverare nel mio impegno per una maggiore unità della nazione: un impegno che richiede ancora tempo e pazienza, ma da cui non desisterò".

SOBRIETA' DEGLI STILI DI VITA

"E' necessario che si riscoprano e si riaffermino valori troppo largamente ignorati e negati negli ultimi tempi", dice Giorgio Napolitano nel suo discorso di fine anno. "Più rispetto dei propri doveri verso la comunità - elenca - più sobrietà negli stili di vita, più attenzione e fraternità nei rapporti con gli altri, rifiuto intransigente della violenza e di ogni altra suggestione fatale che si insinua tra i giovani".

Quello del 31 dicembre 2009 è per Giorgio Napolitano, una sorta di giro di boa, cadendo a metà del settennato. Nei tre discorsi precedenti, il capo dello Stato ha disegnato un proprio stile, sia nella scelta dei temi trattati che nelle scelte dei simboli usati per la scenografia.

2006 - L'INVITO AL CONFRONTO COSTRUTTIVO - Il primo discorso di fine anno di Napolitano dura 18 minuti ed è segnato da un appello: "Non allontanatevi dalla politica". E' l'invito agli italiani, dopo che dalle elezioni è uscito un Paese diviso "in due parti quasi uguali". Un discorso già segnato dall'invito ad abbassare i toni ed a cercare un "confronto costruttivo". Le parole sono accompagnate da oggetti significativi: sulla scrivania la Costituzione ed il Trattato costituzionale europeo; alle spalle le bandiere italiana, della Ue, e della presidenza della Repubblica, ed un arazzo. Una foto con Altiero Spinelli sottolinea ulteriormente il richiamo europeista.

2007 - L'ASSILLO DELLE MORTI SUL LAVORO - I quindici minuti del discorso del 2007 sono accompagnati da una scenografia con qualche variante significativa. Sulla scrivania compaiono volumi di padri costituenti come Piero Calamandrei, Benedetto Croce e Luigi Einaudi, accanto ad una copia della Costituzione del 1948, della quale si sta per celebrare il 60/mo anniversario. Ma compaiono anche una foto del presidente con i nipoti ed un orologio da tasca; è il dono della vedova di un ferroviere morto sul lavoro. E proprio le morti sul lavoro sono uno dei temi cruciali del discorso; un suo "assillo", lo definisce il capo dello Stato, che ricorda il rogo della Thyssen Krupp. Agli italiani Napolitano rivolge un invito a credere in loro stessi ("i fatti smentiscono le rappresentazioni di un'Italia in declino").

2008 - DALLA CRISI ESCA UN'ITALIA PIU' GIUSTA - Alla terza esperienza, Napolitano accorcia ulteriormente la durata del discorso, che scende a 14 minuti. Alle spalle del presidente scompare l'arazzo, sostituito da uno scorcio dei giardini del Quirinale. Il discorso del 2008 è segnato dalla crisi economica e dal consueto invito, agli italiani ed ai partiti, ad unire le forze. Perché "dalla crisi deve, e può uscire, un'Italia più giusta".

31 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Napoleoni: "Mi candido per ripulire il Lazio"

di Felicia Masoccotutti gli articoli dell'autore

Mi hanno chiamato la notte di Natale, mi hanno proposto di candidarmi. Ho pensato che fosse mio dovere, sono anni che dico che bisogna tornare alla società civile e che il sistema ha bisogno di rinnovamento, non potevo tirarmi indietro, non era logico". Loretta Napoleoni è esperta di economia internazionale e di terrorismo internazionale, il suo curriculum è un lungo elenco di titoli accademici ottenuti in prestigiose università, collaborazioni con amministrazioni e testate giornalistiche (anche l'Unità). È nata è cresciuta a Roma oggi vive a Londra con frequenti viaggi su e giù per il mondo.

Attraverso Facebook, un gruppo di persone la candida alle primarie del centrosinistra per la presidenza del Lazio "perché - scrivono- pensiamo che la sua candidatura possa favorire la partecipazione e quel rinnovamento della politica di cui l’elettorato, non solo di centro-sinistra, sente imprescindibile bisogno". Come ha reagito a questa proposta? "Mi ha fatto molto piacere, sono anni che dico che bisogna tornare alla società civile, che il sistema ha bisogno di un rinnovamento: e dato che dall’alto non è venuto, è bene che arrivi dal basso. Trovo inoltre fantastico l’uso di Internet, di Facebook, dà la possibilità di raggiungere chiunque, è profondamente democratico. Ha un potenziale enorme, si è visto nell’elezione di Barack Obama".

Dunque accetta, sembra entusiasta, lo vuole fare? "Sì, lo faccio perché è il mio impegno civile. Non posso andare in giro per il mondo a dire mobilitiamo la società civile e poi ritrarmi se mi tirano in campo. Non mi sembrerebbe logico. Lo faccio come dovere, la politica deve ritornare al concetto di dovere, il politico è un servitore del cittadino". Un tempo si diceva per spirito di servizio... "Si, per questo. Per me è un sacrificio, vivo a Londra, ho una famiglia e altri impegni, ma non intendo vivere l’impegno politico solo a parole. Mi chiedono di fare la mia parte, andrò fino in fondo, poi tornerò a essere un cittadino normale. Non è mia intenzione fare il politico professionista, anzi trovo che questo sia uno dei problemi che abbiamo". Raccoglie la sfida che, peraltro, la potrebbe portare a competere con un’altra donna.

Dovesse farcela, che giunta sarebbe la sua? "Una giunta con una forte presenza di donne professioniste, una giunta tecnica in un certo senso, di persone che non hanno tessere in tasca, ma con solide carriere, competenze da spendere per rimettere a posto le cose e rilanciare la politica. Bisogna cambiare. Investire sulle donne potrebbe sembrare un cambio di facciata, invece no è un elemento catalizzante, il vero cambiamento è politico". E i contenuti? Ha pensato a due, tre punti? "Occorre una pulizia generale, come le pulizie di casa, buttare via la zavorra che è dentro la macchina amministrativa, si spreca troppo, si spende in modo sbagliato. Torniamo alla buona gestione e al risparmio. Secondo: aiuto e attenzione ai giovani, sono il nostro futuro, se non riescono a inserirsi che cosa faremo tra vent’anni? Infine la lotta al crimine organizzato: tendiamo a sottovalutare l’influenza della penetrazione del crimine organizzato nella nostra società. E purtroppo negli ultimi 20 anni si è vista un’avanzata progressiva. Il Lazio non è una regione tranquilla, lo sembra, ma la presenza del crimine organizzato è capillare".

Vive viaggiando, il suo è un curriculum prestigioso e globale. La sua è una candidatura sofisticata. Ma si presta a un’obiezione: che cosa c’entra Loretta Napoleoni con la regione Lazio? "Credo che la mia esperienza internazionale sia più un vantaggio che un limite. Ho visto da fuori l’evoluzione o l’involuzione del mondo occidentale quindi posso fare dei paragoni: il modo in cui, ad esempio, viene amministrato lo stato di Washington offre moltissimi spunti, apriamoci un attimo, non stiamo sempre chiusi nel nostro giardinetto, guardiamo al mondo, tante iniziative prese fuori possono essere riportate qui. Collaboro con le forze di polizia di Barcellona, ho visto come l’amministrazione ha potenziato la città, come le ha dato un nuovo respiro anche affrontando grossi problemi come l'immigrazione musulmana o il crimine organizzato. Ho un’esperienza internazionale su quei tre punti che dicevo che può essere positiva per una riforma. Anzi, direi, per un rinascimento della regione Lazio".

31 dicembre 2009

 

 

 

 

Polverini: "Io di sinistra? Direi proprio di no..."

di Susanna Turcotutti gli articoli dell'autore

"Ammazza che bella faccia si sono trovati, ma chi è?". La candidata (per ora) unica alla Regione Lazio, si auto-annuncia così, passando davanti al proprio manifesto. Renata Polverini, 47 anni, romana di San Saba, prima donna alla guida di un sindacato (l’Ugl) che ha fatto uscire dall’invisibilità, appena calata in politica col Pdl, è la gran sacerdotessa delle buone relazioni.

È finiana, ma le piace D’Alema, è amica di Veltroni, ma ha buoni rapporti con Berlusconi, sta nei salotti ma parla dei pendolari. È per il "socialismo buono", ma anche per la sicurezza e la famiglia come tradizione comanda. È nata a destra, è candidata dal centrodestra, ma è impossibile che si avventuri in affermazioni divisive. Quando intuisce il pericolo sorride, risponde generica e chiude con una battuta. L’abilità sta nel fatto che quel che resta in mente è il sorriso, e la battuta.

È, se possibile, una insospettabile neoincarnazione del Forlani che ai giornalisti spiegava di mettersi l’anima in pace: "Sia chiaro: domande incisive, risposte elusive". Elusiva, ma senza parerlo. Una sapiente democristiana in giacca rossa. Come quella che, per la disperazione del Pd che ancora non le ha trovato un avversario, ha indossato nel suo primo sei per tre.

Giura che l’indumento è antico ("ha anche i pelucchi in rilievo") e però precisa: "Il rosso mi piace". Post ideologica, e furbissima. Polverini, lei è una donna di destra che piace a sinistra. Non è che alla fine piacerà più a sinistra che a destra e resterà col cerino in mano? "Non credo proprio, altrimenti il Pdl non mi avrebbe chiesto di candidarmi". Risulta, in realtà, che l’abbiano scelta perché il suo nome era l’unico vincente nei sondaggi.

"Non è stato solo questo. Il Lazio, dopo le ultime gestioni, aveva bisogno di una speranza di novità". Quando la situazione si fa tragica, chiamano le donne. "Penso che questa sia una convinzione soprattutto delle donne". Chi vorrebbe come avversario? "Mi auguro solo una campagna elettorale diversa, nei modi e nei toni. Non guardo ai nomi". Lei, del resto, è amica di chiunque. Avrà qualche nemico, si spera. "Io no. Ho buoni rapporti con tutti. Mi baso su un comportamento educato". Si dice che nel centrodestra temano il suo trasversalismo.

"Chiacchiere. Non mi teme nessuno. Il Pdl mi sosterrà". Lo farà anche Luisa Todini, che pure a correre al suo posto teneva molto? "Certo, già lo fa. Questa vicenda poteva mettere a rischio la nostra amicizia, ma non è successo". Mancherebbe. Qualcuno, almeno, che non le piace? "Io non sono mai alla ricerca di qualcosa che non va. Mi concentro sulla parte positiva. Quando ero in collegio dalle suore, eravamo così tante che conveniva trovare i punti di contatto". Parliamo di governatori. Punti di contatto con Nichi Vendola? "È un politico dalle idee precise, vere. Rappresenta una parte, ma lo fa fino in fondo".

Roberto Formigoni? "Quel che ha fatto per la Lombardia è sotto gli occhi di tutti. E infatti non hanno rinunciato a lui". A Galan, invece, hanno rinunciato. "Già, ma non lo conosco". Scommetto, per par condicio, che nemmeno sulla Bresso saprà dare giudizi. "Infatti". Lei è finiana, ma si dice abbia un feeling anche con Berlusconi. È vero? "Abbiamo buoni rapporti. Prima della mia conferenza stampa di presentazione mi ha telefonato. È stato molto affettuoso". Esamino di ortodossia finiana su temi etici.

Cosa pensa del biotestamento? "Penso che la vita non sia nella nostra disponibilità. E quando è toccato a me decidere, ho fatto tutto il possibile perché una persona a me molto cara, il marito di mia madre, restasse in vita". Quindi? La legge ora in discussione in Parlamento? "Beh, bisogna cercare una convergenza. Se non riusciamo a trovarla nemmeno sulla vita e la morte... ". Le segnalo che l’impresa si sta rivelando ardua.

Procreazione assistita: pensa ancora che la legge 40 non abbia dei limiti? "All’epoca del referendum per modificare quella legge votai no. Lo confermo". Ru 486. È giusto commercializzare la pillola del giorno dopo? "Va somministrata in ospedale. Non è un farmaco qualsiasi, provoca un aborto, è giusto che la donna sia assistita". La Carfagna dice "basta col potere ai maschi il dialogo può ripartire dalle donne". È d’accordo? "Speriamo che si faccia". Le piace la Carfagna? "Ha portato a casa un sacco di provvedimenti". A me viene in mente solo lo stalking.

E la Bindi? "È stata un ottimo ministro per la famiglia". Passiamo agli uomini. Maurizio Gasparri? "Sta svolgendo il ruolo difficile che gli è stato assegnato... Mi pare che al Senato il Pdl sia molto coeso". Fabrizio Cicchitto? "Ha qualche difficoltà in più alla Camera ma non dipende da lui". Dipende dai finiani. La Russa? "La Russa... è La Russa". Innegabile. Bondi? "Un ministero difficile il suo... ". Non dia risposte alla Bondi prego. "Ma i Beni Culturali, in Italia, sono forse il ministero più importante che c’è". Mi arrendo. Parliamo di alleanze. Lei è solita dire che il pane si fa con la farina che si ha. Sta cercando più farina possibile? "Esatto". L’alleanza con l’Udc pare ormai fatta. Quanto sono importanti quei voti? "Non tanto i voti, quanto le idee e i valori". Anche quelli di Cuffaro? "Non credo di conoscerlo". Polverini, almeno dica qualcosa di destra. "Credo nel rispetto per le istituzioni". Vada a spiegarlo a Berlusconi. "Mi pare che col capo dello Stato abbia chiarito immediatamente". Come no. C’è voluto appena qualche mese.

31 dicembre 2009

il SOLE 24 ORE

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2009-12-31

ASCOLTA IL VIDEO MESSAGGIO DI NAPOLITANO

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Napolitano, priorità i giovani e la crescita

del Sud. Riforme "con misura e realismo"

1 gennaio 2010

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante il discorso di fine anno (Ansa)

Il testo del messaggio di fine anno

VIDEO / L'intervento del Presidente

"Dai nostri archivi"

Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Riforme e dialogo nel discorso di fine anno di Napolitano

Napolitano: "L'Italia non è in declino, ma le riforme sono indispensabili"

Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Consensi bipartisan al discorso del Capo dello Stato

Quello che è ormai alle spalle è stato un anno "difficile" caratterizzato da "una forte preoccupazione per la crisi finanziaria ed economica, da cui tutto il mondo è stato investito". Si è aperto con i problemi legati alla crisi, dalla quale "deve uscire un'Italia più giusta" il discorso di fine anno agli italiani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Per il Capo dello Stato "oggi possiamo dire che un grande sforzo è stato compiuto e che risultati importanti sono stati raggiunti al livello mondiale". Insomma anche in Italia "nel tessuto più ampio e profondo della società si è reagito alla crisi con intelligenza, duttilità, senso di responsabilità, da parte delle imprese, delle famiglie, del mondo del lavoro". Perciò – rilancia il presidente – "guardiamo con più fiducia del 31 dicembre scorso al nuovo anno".

L'Italia ha pagato un prezzo alto alla crisi e nel 2010 a rischio "è soprattutto l'occupazione". Nel bilancio di quest'anno che si chiude "c'è stata una pesante caduta della produzione e dei consumi; ce ne stiamo sollevando; si è confermata la vocazione e intraprendenza industriale dell'Italia; ma ci sono state aziende, soprattutto piccole e medie imprese, che hanno subito colpi non lievi". Più crescita, più sviluppo nel Mezzogiorno, più futuro per i giovani, più equità sociale. È quanto ha chiesto Napolitano nel suo messaggio.

aggiungendo: "Si è fatto non poco per salvaguardare il capitale umano, per mantenere al lavoro forze preziose ma anche nelle aziende in difficoltà, e si è allargata la rete delle misure di protezione e di sostegno; ma hanno pagato, in centinaia di migliaia, i lavoratori a tempo determinato i cui contratti non sono stati rinnovati e le cui tutele sono rimaste deboli o inesistenti; e indubbia è oggi la tendenza a un aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile".

"Se c'è una cosa che non ci possiamo permettere: correre il rischio che i giovani si scoraggino, non vedano la possibilità di realizzarsi, di avere una occupazione e una vita degna nel loro, nel nostro Paese. Ho visto – ha aggiunto il capo dello Stato – la motivazione, ho visto la passione di giovani, tra i quali molte donne, che quest'anno mi è accaduto di incontrare nei laboratori di ricerca; la motivazione e l'orgoglio dei giovani specializzati che sono il punto di forza di aziende di alta tecnologia; la passione e l'impegno che si esprimono nelle giovani orchestre concepite e guidate da giovani maestri".

Le riforme istituzionali e della giustizia "non sono seconde alle riforme economiche e sociali e non possono essere bloccate da un clima di sospetto tra le forze politiche e da opposte pregiudiziali". Lo ha affermato il presidente della Repubblica parlando agli italiani dal suo studio al Quirinale. "Da esse dipende un più efficace funzionamento dello Stato al servizio dei cittadini e dello sviluppo del paese".Nel modificare la Costituzione "l'essenziale è che, in un rinnovato ancoraggio a quei principi che sono la base del nostro stare insieme come nazione, siano sempre garantiti equilibri fondamentali tra governo e parlamento, tra potere esecutivo, potere legislativo e istituzioni di garanzia. E che ci siano regole nelle quali si debbano riconoscere gli schieramenti sia di governo sia di opposizione".

C'è stata anche una condanna del razzismo nel discorso del presidente della Repubblica. Dopo aver richiamato al dovere dell'accoglienza verso chi viene in Italia "per svolgere un onesto lavoro", Napolitano ha sottolineato che "le politiche volte ad affermare la legalità e a garantire la sicurezza, pur nella loro severità, non possono far abbassare la guardia contro il razzismo e la xenofobia, non possono essere fraintese o prese a pretesto da chi nega ogni spirito di accoglienza con odiose preclusioni". Un altro richiamo ha riguardato la situazione delle caceri: "È necessario essere vicini a tutte le realtà in cui si soffre anche perchè ci si sente privati di diritti elementari: penso ai detenuti in carceri terribilmente sovraffollate, nelle quali non si vive decentemente, si è esposti ad abusi e rischi, e di certo non ci si rieduca".

Il discorso di Napolitano si è chiuso con il saluto e l'augurio per il 2010: "A voi italiane e italiani di ogni generazione e provenienza che salutate il nuovo anno con coloro che vi sono cari o lo salutate lontano dall'Italia ma con l'Italia nel cuore". (Piero Fornara)

1 gennaio 2010

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